Grande successo per lo spettacolo “Caligola”, tratto da Camus e messo in scena dal “Teatro della luce e dell’ombra”, compagnia diretta dal bravissimo Gennaro Duccilli.
L’opera è stata rappresentata a Frascati nell’ambito del Festival delle Ville Tuscolane e all’Anfiteatro Festival di Albano.
Oltre a Duccilli, protagonista di un’impeccabile interpretazione, non hanno certo sfigurato gli altri interpreti. Molti dei quali sono stati suoi allievi.
Gaio Giulio Cesare Germanico, meglio conosciuto come Gaio Cesare o Caligola, fu il terzo imperatore romano, appartenente alla dinastia giulio-claudia, e regnò dal 37 al 41. Secondo biografi antichi, beveva perle dissolte nell’aceto e mangiava cibi cosparsi d’oro, con feroce crudeltà infieriva sui senatori romani, teneva un bordello nel proprio palazzo e non si asteneva dall’avere una relazione incestuosa con la sorella. Convinto di possedere natura sovraumana, impose ai suoi contemporanei di onorarlo come un dio mentre era ancora in vita. Egli fu considerato pazzo e morì assassinato in una congiura di Pretoriani guidati da due tribuni, Cassio Cherea e Cornelio Sabino, il 24 gennaio del 41. Insieme a lui persero la vita sua moglie Milonia Cesonia e la loro figlia bambina, Giulia Drusilla, così chiamata in ricordo della sorella di Caligola. A lui succedette lo zio Claudio che, stando alle fonti, si era nascosto dietro ad una tenda.
Lo spettacolo ha il suo prologo sulla riva settentrionale del lago di Nemi presso Roma,lì dove esisteva, ed esiste ancora, il santuario di Diana, che vanta origini antichissime: sicuramente anteriori al V secolo a.C.
Caligola fece costruire sul lago, per celebrarvi riti e feste in onore della dea (onorata nella sua trasposizione orientale in Iside), due gigantesche navi portatrici di costruzioni in muratura. Nessun autore dell’antica Roma ha mai citato tali navi che,non si sa quando e perché, finirono in fondo al lago e furono recuperate negli anni ’20 del secolo scorso. Un’ipotesi è che Caligola ,odiato per la sua dissolutezza e crudeltà, fosse stato colpito dalla damnatio memoriae, cioè la distruzione di ciò che una persona, particolarmente odiata, aveva fatto in vita.
Il lago di Nemi era lo specchio di Diana-Iside-Drusilla.Sì Drusilla,l’amatissima sorella-amante-Dea la cui morte cambierà il destino di Caligola. La spettacolarizzazione delle religiosità di origine orientale è indicativa della mancanza di una fede autentica, di una Spiritualità intimamente vissuta e sentita in Caligola, già prima del manifestarsi della sua follia. La crisi dei valori è qui espressa in tutta la sua portata di devastazione. La religione antica non poteva più rispondere alle esigenze degli uomini; Cesare si fa dio perché nessun dio può più porre limite al suo potere e rispondere alle sue angosce.
Caligola, che in principio viene definito come un imperatore ideale, con la perdita della sorella amante scopre che esiste la morte. Da quel momento niente sembra più credibile. Il vuoto lasciato nell’anima dall’assenza d’amore non può essere colmato da niente, perché non vi è fede credibile e quando si muore, semplicemente “non si è più”. Questo mondo così com’è non è sopportabile. Solo accettando la Finitezza, la condanna che tutti sovrasta, si può essere liberi perché la vita non ha senso se non nella Morte. Accettando la mancanza di un dopo, l’assenza di un senso oltre la vita presente, Caligola spinge la sua logica fino alla estreme conseguenze, in un crescendo di follia omicida senza più limiti, si fa dio e Artifex del proprio destino,diventa quella peste che gli anni del suo impero non hanno conosciuto: vuole essere la rivoluzione e la consapevolezza della caducità e del dolore, vuole erigersi a simbolo della morte, e dell’unicità della vita. Eppure non riesce a non desiderare la luna, agogna di possedere la luna-Drusilla negli specchi, dialoga con la sua ombra ed ascolta la voce di chi ha perduto. Si tortura nella ricerca dell’Impossibile cadendo nel gorgo di una “notte pesante come il dolore umano”. Caligola è devastato dal disprezzo per la vita mediocre e insignificante che lo circonda e dall’insopprimibile necessità di ritrovare il proprio passato; un passato in cui possedé la luna, in cui non c’era un dio ma la vita sembrava ancora ricca di un senso, un senso troppo umano che, non difeso da nulla, si decompone nelle sue mani col corpo di Drusilla.
Caligola si lascia morire nella congiura che lo circonda sempre più dappresso.
La sua vita si conclude trionfalmente nella morte verso la storia. Ma non si conclude lo spettacolo che vede la conclusione nel mito, in una luna che Iside fa cadere in una pozza d’acqua; il mito va dove non può arrivare la storia, lì dove anche il dolore per una mancanza pone in essere ciò di cui si sente la mancanza, nell’aldilà dello specchio.
Caligola, regista e protagonista, fa alzare il fondale e il mondo tutto diventa un palcoscenico. Inizia la messinscena dell’ossessivo ed estremo tentativo umano di raggiungere l’Impossibile. E tutti quanti noi non siamo che pubblico.
Per ulteriori info: www.teatroluceombra.com